"Zolle" di Anna Maria Angelucci - testo e cura di Stefania Valente Più sincero, meno controllato dal logos, è il lavoro di Anna Maria Angelucci, orientata verso una ricerca libera e spontanea, che oscilla da sempre tra linguaggio informale e figurazione. Realizza un’installazione per il Di Sarro, prediligendo la come materia la creta: sostanza duttile e facilmente plasmabile che manipola, in uno stato di abbandono, seguendo il fluire dolce delle sue sensazioni interne, fino a tirare fuori un’immagine. Con questo singolare “automatismo psichico” ha realizzato alcuni elementi scultorei informi che, una volta posti sul pavimento, suggeriscono l'idea della zolla di terra - quella lavorata dal contadino per produrre cibo – tuttavia, in questo circostanza essa assolve una funzione diversa: lo strato compatto di terra che si stacca dal terreno serve a produrre immagini di "fantasia", cibo per la mente. Tra queste “zolle” sparse qua e là, i piedi di un uomo e le gambe di una bambina, posti nella condizione della veglia in relazione con l'ambiente, suggeriscono quindi la dimensione cosciente. Separata da questa scena, poco distante, il corpo intero di una figura femminile dormiente: è l’autoritratto dell’artista che evoca il mondo dei sogni, regno del pensiero irrazionale da cui, in maniera involontaria, si generano immagini indefinite e misteriose.